Uj e Steve Lukather fanno rivivere il sound dei Toto. Un decennio di hit da riscoprire
Scritto da Fabio Nucci il Luglio 18, 2024
Tastiere e chitarra elettrica, flauto traverso e batteria, basso e armonie vocali. Un pezzetto di storia del pop-rock è passato attraverso le due ore di musica che Steve Lukather ha regalato al pubblico di Umbria Jazz. Con lui a far vivere i Toto e uno dei “marchi” più longevi e preziosi della musica internazionale il cantante Joseph Williams e soprattutto un nugolo di session men che vantano trascorsi e collaborazioni con artisti del calibro di Boz Scaggs e Donald Fagen, Stevie Wonder e Michael Jackson. Insieme hanno ricreato il suono e l’atmosfera della storica band che musicalmente ha riportato in auge almeno un decennio di grandi hit, da Hold the Line a Stop loving you.
Steve & soci si sono giocati il primo singolo, targato 1978, come secondo brano della setlist che ha rispecchiato le previsioni della vigilia. «Non è vero che non amo questo brano», ha detto Lukather annunciando “99”, uno dei singoli del secondo album firmato Porcaro-Paich, il concept album “Hydra”, piccolo capolavoro di rock e mild-pop. I telefonini si agitano e registrano attimi di storia che scorrono grazie alla giusta intuizione di Umbria Jazz capace di regalare uno degli eventi più godibili, applauditi e cantati dell’era-Arena. Quella di mercoledì era la prima datata italiana del Dogz of Oz tour che nello Stivale proseguirà poi dal 22 al 24 luglio.
Difficile star dietro allo slang e alla velocità con cui il chitarrista cadenza la scaletta, alternandosi a Joseph Williams il cui impatto vocale non può essere certo quello di Bobby Kimball. Ma l’attitudine e il colore della sua vocalità sono stati più che all’altezza anche per affrontare il repertorio pre-1986. “Io e David Paich abbiamo scritto una canzone per la stessa ragazza – racconta Williams – e quando ce ne siamo accorti abbiamo messo insieme i nostri pezzi ed è nata Pamela”.
The Seventh album è stato in effetti tra quelli più gettonati insieme a Toto I: ma tra Stop loving you e Home of the brave, c’è stato spazio per la tenera ballad I’ll be over you (singolo del secondo capitolo Toto) nel quale Williams si è certamente trovato più a suo agio (meno in I’ll supply the love o Africa affrontata con una settima più bassa). Ma è quando Lukather imbraccia la sua chitarra che emozioni e brividi scorrono lungo la schiena: succede prima per Little Wing, riproposta in una versione strumentale che ha sfumato lo spirito rock di Hendrix con l’anima “blue” di Sting, e soprattutto per Georgy Porgy. Un gioiello senza tempo che Lukather ha affrontato rivolgendo un pensiero ai compianti fratelli Porcaro, con una citazione anche per i primi compagni di avventura, Kimball e Paich. Il risultato è stato un sound e un impatto fedeli e rispettosi dei primi Toto, col percussionista Warren Hart che si è destreggiato tra flauto traverso e vocals. Un supporto vocale offerto anche dai due tastieristi, il figliol prodigo Greg Phillinganes e il sorprendente Dennis Atlas che a 26 anni si è calato perfettamente nello stile Toto, con un timbro sospeso tra Michael McDonald e lo stesso Kimball. Sullo sfondo, ma fino a un certo punto, le dinamiche del super bassista John Pierce. La presentazione della band è stata un modo per ricordare i trascorsi da session men dei Toto di oggi e per Joseph Williams per scherzare, fino a un certo punto, sul fondatore storico della band. «Ora vi svelo un segreto, l’87% del Dna di Steve è alieno, nel 1957 è arrivato sulla Terra da un altro pianeta».
Un crescendo di empatia col pubblico cui la band ha regalato anche la cover With a little help from my friends avvicinandolo piano piano al palco in vista del rush finale segnato con la “doppietta” Rosanna e Africa. L’Arena canta e accompagna le due hit, allungando il set nel finale nel quale Joseph Williams ha guidato gli spettatori in una jam collettiva senza tempo. (foto di copertina di Luca Giulietti)