Kravitz irrompe a Uj, in 12mila cantano con Lenny
Scritto da Fabio Nucci il Luglio 14, 2024
Un’Arena vista poche volte in questo assetto nelle 21 edizioni di Umbria jazz che vedono il Santa Giuliana main stage del festival. Con Lenny Kravitz, la seconda giornata dell’edizione 2024 è entrata di diritto nelle pagine memorabili dell’album di una manifestazione che consolida il suo appeal tra il pubblico e tra gli artisti. «Vorrei portarvi via con me», dice il rocker americano mentre “dirige” un pubblico già “infuocato” da “I belong to you”, sulle note di Stilness of heart. Così, “All that I want is stillness of heart, so I can start to find my way out of the dark and into your heart” diventa un refrain infinito, fatto di migliaia di voci.
Così, rock e anima, energia e blues si intrecciano in una serata unica che si colloca sulla scia di live annunciati come evento ma che poi la generosità e l’imprevedibilità dell’artista rendono unici. La memoria corre ai concerti Uj Arena-style, di Rem e Santana, Elton John (il primo) e Prince, Eric Clapton e Mika. Sin dalle prime note, l’empatia artista-pubblico-location è sembrata tangibile, cadenzata da un repertorio di grande impatto e da una band di elevatissimo livello. Una line up costruita sulle dinamiche dell’eclettica batterista Jas Kayser (non ha certo fatto rimpiangere Cindy Blackman Santana che “performa” nel disco) e del bassista Jack Daley, entrambi acclamati dal pubblico, impreziosita dalle armonie della sezione fiati e del background vocals, e sostenuta dalla chitarra di Kravitz e di un inossidabile Craig Ross.
Musica, cuore e un messaggio chiaro. «È bellissimo tornare in Italia, questa è la nostra seconda serata e sono stati giorni bellissimi grazie al calore e al cuore degli italiani e alla passione degli italiani. Siamo tutti essere umani, siamo tutti uguali ma ognuno di noi ha il suo modo di essere e vi ringrazio per il vostro modo di essere. Siamo fortunati ad essere chi siamo, ad essere vivi: ogni giorno della nostra vita è una benedizione, un regalo, una festa, un’opportunità per crescere, imparare, amare e correggerci. Tutti noi possiamo fare meglio. Facciamo festa stanotte, facendo cadere ogni cosa dalle nostre menti e dai nostri spiriti, facciamolo insieme, pregando l’Altissimo».
Così, il live diventa un crescendo quando la band accenna il riff di una trascinante The Chamber e quando Kravitz introduce il suo primo grande successo “It ain’t over till it’s over”. Ma soprattutto il suo discorso centrale diventa il prologo di un finale di grande entusiasmo per il pubblico e di alta tensione per il pubblico quando sulle note di “Let the love rule” (“Che l’amore governi”) Lenny si concede alla folla facendo letteralmente il giro della platea con microfono in mano (impeccabili suono, luci e uso del ledwall da manuale), fermandosi davanti alla gradinata, salutando da gentiluomo una signora seduta in zona mixer, riprendendo poi il “giro-campo” facendosi strada ripetendo, quasi a tempo di musica, “Let me pass through, please”. Una passerella trionfale senza intoppi seguita con curiosità anche da vari vip in platea, da Vinicio Capossela a Cesare “Mac” Petricich, chitarra ritmica dei Negrita. Il giusto finale per una serata dai grandi numeri e dalle mille emozioni. (foto di copertina, Luca Giulietti)